Twitter – Il fact-checking e il programma Birdwatch

 

Quante volte vi è capitato di vedere su Twitter un utente che chiede di aiutarvi a riprendere i propri followers perchè gli è stato chiuso l’account ?

Il perchè vengono chiusi gli account lo sappiamo benissimo, Twitter utilizza degli algoritmi che “dovrebbero” verificare che i tweet rispettino ciò che è indicato nella policy dell’azienda.



Ci sono delle regole ben specifiche per quanto riguarda i contenuti per adulti (la community con contenuti per adulti è vastissima) o per i contenuti che vengono classificati come notizie non vere o non verificate.

Come su Facebook, dove i fact-checker sono dei personaggi che si elevano ad assoluti “tenutari della verità” facendo spesso delle figure meschine, anche su Twitter esiste una community di “controllori” chiamata Birdwatch lanciata da Twitter come un programma di fact-checking atto a combattere la disinfomazione.

La differenza è che al programma Birdwatch, che all’inizio includeva circa 1000 utenti negli USA ed ora è stato aperto a tutti, hanno accesso tutti gli utenti anzichè solo utenti o compagnie selezionate che si sono inventati questo nuovo lavoro (vedi Open del giornalista Enrico Mentana).

Ma come funziona ?

Gli utenti possono commentare qualsiasi Tweet che ritengono essere disinformazione inserendo una nota che non è visibile al pubblico ma solo all’interno del sito web pubblico di Birdwatch (al momento funziona solo negli USA quindi a meno che non si sia collegati agli USA con una VPN non è possibile accedervi); la conseguenza è che questo sistema va a sovrapporsi in maniera abbastanza significativa alle politiche stesse di Twitter.

Come era da aspettarsi, dai dati rilasciati da Twitter, l’argomento più affrontato da Birdwatch è il COVID tantè che molti degli account che hanno pubblicato tweet che sono stati “annotati” sono stati chiusi.



Il funzionamento di questo sistema di fact-checking è abbastanza bizzaro, la comunità di Birdwatch è composta da volontari che devono affrontare temi abbastanza difficili da trattare; viene evidenziato il fatto che i tweet vagliati da questi volontari hanno contenuti che sono già coperti dalla policy di Twitter e vengono sollevati dubbi sul fatto che tale nuovo sistema abbia un impatto significativo, Twitter stesso sostiene che Birdwatch dovrebbe essere additivo alle iniziative di verifica e non sostitutivo.

La cosa che mi ha fatto trasalire è l’affermazione da parte di Twitter: le persone che vedono le note di verifica al tweet hanno tra il 20% e il 40% in meno di possibilità di essere d’accordo rispetto a chi vede solo il tweet.

A confondere ulteriormente la cosa è la risposta di Tatiana Britt, portavoce di Twitter, ad una segnalazione di The Verge, la Britt dice che c’è una distinzione tra i tweet che hanno una nota di Birdwatch e quelli definiti come disinformazione.

La Britt dice “Non tutti i tweet su argomenti come COVID-19 o le elezioni rientrano nelle nostre politiche di disinformazione; sul sito di Birdwatch la maggior parte delle note sono state identificate come utili e sono diventate visibili su Twitter non sovrapponendosi ai contenuti coperti dalle politiche di disinformazione; le note di Birdwatch non vengono mostrate a tutti gli utenti di Twitter poiché le note visualizzate sotto i tweet sono solo quelle che sono state ritenute utili da persone da diversi punti di vista”

Già spiegato così si capisce poco ma se ho interpretato un minimo queste affermazioni, gli odiatori seriali avranno presto anche da noi un ulteriore sistema per dare fastidio, da questo punto di vista noi italiani non siamo da meno a nessuno anzi….

 



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